MASSAGGIO INFANTILE

LO SVEZZAMENTO

Il passaggio da un’alimentazione esclusivamente lattea ad una più complessa avviene quando il latte non è più qualitativamente sufficiente (meno ferro, sali minerali), e le capacità digestive del bambino sono maggiori. In genere intorno al quarto-quinto mese, quando il bambino raddoppia il proprio peso. I motivi dello svezzamento a quest’età sono anche psicologici: se il bambino continua solo con la suzione, può diventare difficile, più tardi, alimentarsi anche in modo diverso. Naturalmente il periodo è indicativo. Lo svezzamento è, comunque, una tappa molto importante nella crescita del bambino, un cambiamento grande e , come in ogni cambiamento, il bambino va sostenuto (anche col massaggio). Cerchiamo di non farlo sentire abbandonato, di incoraggiare i suoi tentativi in questa nuova esperienza.

L’alimentazione è, comunque, di competenza del pediatra. Questi sono stimoli alla riflessione, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti psicologici dell’alimentazione infantile.

1-è opportuno iniziare lo svezzamento in un periodo in cui il bambino è tranquillo, non malato, in quanto più fragile

2-dare un alimento per volta; aspettare qualche giorno prima di inserirne un altro

3- è bene iniziare con piccole quantità-le dosi vanno aumentate seguendo il gradimento per quel cibo

4-dare vegetali fin dalla prima pappa

5-variare gradualmente gli alimenti per offrire una scelta fra gusti, odori, colori diversi e fornire tutti i componenti nutritivi

6-dopo i sei mesi, aumentare gradualmente la consistenza del cibo, anche per favorire la masticazione

Abbiamo visto due tipi di rapporto col cibo: allattamento ;svezzamento; vediamo il terzo tipo di rapporto: io-cibo, per il bambino che cresce e, poi, anche per l’adulto.

L’alimentazione nella situazione io-altro (io-mamma), è fonte di relazioni affettive e di conoscenza.

Nella situazione io-cibo il rapporto risentirà, in positivo o in negativo, di quanto sperimentato nella situazione di dipendenza.

Possiamo dire che il comportamento della madre (o di chi si occupa del bambino), può essere determinato, a sua volta: dal rapporto con la propria madre; dalle aspettative nei confronti del bambino; dai modelli culturali.

Si può quindi avere dell’alimentazione un modello prefissato a cui il bambino deve adattarsi, una scelta fatta solo dagli adulti, con ritmi e orari molto rigidi. Oppure il modello opposto.

Tra questi due modelli, vi sono poi molte altre forme di comportamento, che possono dare origine a reazioni psico-somatiche e patologiche (es. vomito, rifiuto del cibo, poco o troppo cibo, patologie gastro-intestinali).

Un problema per l’alimentazione può diventare l’intervento di persone che non sono i genitori: nonni, zii, ecc. Siccome cerchiamo di seguire lo sviluppo alimentare del bambino con attenzione, attraverso l’osservazione, i tentativi, cerchiamo anche di rispettarlo e sostenerlo, in questo come negli altri aspetti del suo sviluppo, non desideriamo che si crei disorientamento intervenendo con novità e cambiamenti improvvisi. Insomma sono i genitori che scelgono insieme ai bambini, e queste scelte vanno rispettate.

Un altro problema potrebbe essere quello di un’alimentazione disomogenea nelle istituzioni (nido, scuola dell’infanzia). Se le differenze non sono eccessive, possono anche essere utili, in quanto richiedono all’organizzazione psico-fisica del bambino di far fronte a situazioni diverse.





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