LA "MADRE NORMALMENTE DEVOTA"
Un po' tutte le future mamme, "alle prese" con la loro prima gravidanza,
si pongono una domanda circa la propria adeguatezza a "fare la mamma".
Il tanto nominato quanto vago "istinto materno" esiste davvero? Si può misurare?
Si può allenare? Si può anche non avere? Sono dubbi che, più o meno esplicitamente,
un po' tutte ci siamo poste, man mano che il pancione si allargava e ci faceva
sentire ormai vicino il magico momento del parto.
Una bella e dolce chiave di lettura di questa questione ci è data da D. W.
Winnicott, pediatra e psicoanalista, che ha studiato e lavorato sul rapporto
madre-bambino, (D. W. Winnicott, I bambini e le loro madri, Raffaello
Cortina Editore, 1987).
Egli infatti ci rassicura della potenzialità innata della madre di prendersi
cura del proprio bimbo, che si esprime attraverso tutto un complesso di azioni
e modi d'essere, che egli descrive come
<<(...) innumerevoli, minime cose, che solo il mio amico poeta potrebbe adeguatamente
tradurre in parole. Da parte mia mi accontento di usare il termine contenimento
e di estendere il suo significato a tutto ciò che una madre è e fa in questo
periodo.>>
Potenzialità innata, nel senso che
<< E' qui che non può imparare dai libri. (...) quando sa che l'esperienza essenziale
è la più semplice di tutte, quella basata sul contatto senza azione, in cui
ci si può sentire una cosa sola tra due persone che sono effettivamente due
e non una.
Queste cose danno al bambino la possibilità di essere, e da qui hanno origine
le cose successive che hanno a che fare con l'azione, il fare e l'essere fatto
per. Questa è la base per ciò che diventa gradualmente per il bambino l'esperienza
di sé.
Tutto ciò è molto sfumato, ma ripetendosi più e più volte finisce per fondare
la capacità del bambino di sentirsi reale. Grazie a questa capacità il bambino
può affrontare il mondo o (vorrei dire) può progredire nei processi maturativi
ereditari.>>
Questa competenza materna (o anche "funzione di maternage" o "contenimento"),
secondo Winnicott, si sviluppa nel corso dei nove mesi, durante i quali la futura
mamma vive in perfetta sintonia con il figlio:
<<Esiste questo provvidenziale periodo di nove mesi in cui c'è tempo per un
graduale cambiamento nella donna che passa da un tipo di egocentrismo ad un
altro.
(...) Vorrei sottolineare l'importanza di questo periodo di preparazione.
(...) Io ritengo che normalmente la donna entra in una fase, da cui
normalmente uscirà nelle settimane e nei mesi successivi alla nascita
del bambino, in cui in larga misura lei è il bambino e il bambino è lei. Non
c'è nulla di mistico in ciò. Dopo tutto anche lei è stata bambina e conserva
i ricordi di questa condizione e delle cure che ha ricevuto, e questi ricordi
l'aiutano o la ostacolano nelle sue esperienze di madre.
Penso che, quando il bambino è maturo per nascere, la madre, se è stata adeguatamente
sostenuta dal marito o dall'assistenza pubblica o da entrambi, è pronta per
un'esperienza in cui sa perfettamente quali sono i bisogni del bambino. >>
Ma questa fase di perfetta sintonia ha una durata limitata, infatti
<<Con il tempo il bambino comincia ad aver bisogno che la madre non riesca ad
adattarsi. Anche questo venir meno è un processo graduale che non si può imparare
dai libri.>>
La madre, naturalmente, dopo i primi mesi perde questa totale identificazione
col bambino, non risponde più anticipatamente ai suoi bisogni, perde in parte
quella apprensività particolare che la faceva correre al primo verso del bimbo
per offrirgli il seno. E allora il bimbo incomicia a sperimentere la frustrazione
e la rabbia, sentimenti che gli permettono di prendere coscienza di sé, come
entità slegata dalla madre, e quindi di entrare in relazione con lei in modo
diverso.
Il termine che usa Winnicott per denominare questa modalità naturale di essere
mamma, "madre normalmente devota" mi piace moltissimo perchè recupera la dimensione
spontanea della relazione con il neonato e ci ricorda che dobbimo essere devote
ma non troppo, per non soffocare la crescita verso l'autonomia del bimbo.
Possiamo sentirci tranquille, riguardo al nostro "istinto materno", perchè forse
lo "agiamo" proprio quando meno ci stiamo a pensare, è interagiamo col nostro
cucciolo così come, naturalmente, ci sentiamo di fare.