IL PRIMO ANNO DI VITA DEL BAMBINO
Dispense di Vincenza Anna Rollo,
incontri di approfondimento che tiene con le mamme e i papà
1 – Nel primo anno di vita, ogni bambino vive tappe fondamentali, ma ognuno ha la propria individualita’ ed è inserito in un contesto diverso.
2 – Ascoltiamo i nostri bambini col cuore, ma interveniamo in modo professionale e razionale, per uno sviluppo equilibrato.
RELAZIONE MADRE-BAMBINO
Nel primo anno di vita, la madre è l’intermediaria di ogni percezione del bambino; il suo atteggiamento affettivo serve di orientamento per lui.
I primi due anni di vita costituiscono il periodo più plastico; le esperienze vissute hanno una portata decisamente superiore a quella che le stesse esperienze possono avere più tardi, quando l’organizzazione della personalità è più solida e stabile.
Alla nascita, il bambino ha una percezione indifferenziata di se stesso e dell’ambiente; fra le "cose" che gli stanno intorno, c’è la madre.
Vi sono momenti specifici in cui avviene un cambiamento di direzione:
1- Il sorriso, che coincide con la percezione del volto umano, è il primo rivolgersi all’esterno, anche se non è una vera e propria relazione. Ciò che il bambino percepisce è un segnale.
Quando il bambino risponde ai suoni e alle parole emessi dalla madre, sostituisce all’oggetto autistico della propria persona, la madre, oggetto del mondo esterno.
2-Angoscia degli otto mesi o periodo del rifiuto dell’estraneo. Il bambino confronta la percezione del viso della madre a quella del viso delle altre persone, lo trova diverso, e lo rifiuta. E’ un periodo critico, in cui la personalità e la condotta del bambino subiscono una trasformazione radicale.
Il riconoscimento del viso umano come segnale è la prima fase di una relazione oggettuale.
Tre o quattro mesi più tardi, il bambino riesce a dare al volto materno un posto unico fra tutti gli altri. "L’angoscia degli otto mesi" è la prova che il bambino ha trovato il partner con cui stabilire una relazione oggettuale, nel senso vero del termine. Sa che questa persona gli vuole bene, gli altri "non si sa". (Esiste, comunque, tutta la relazione precedente, di simbiosi o identificazione primaria).
La madre diventa l’oggetto su cui si scaricano le due pulsioni principali esistenti nel bambino:
1-Pulsione libidica (o d’amore), verso l’oggetto buono.
2-Pulsione aggressiva verso l’oggetto cattivo.
Questo periodo è molto importante per lo sviluppo del bambino:
-comincia a distinguere le differenze tra gli oggetti
-le relazioni diventano più complesse
-fa "giochi sociali" ( es. restituisce la palla...)
-progredisce nell’orientamento spaziale
-comincia a comprendere le proibizioni
-comincia l’imitazione.
Le due pulsioni si scaricano normalmente tra madre e figlio, si trasformano in identificazione secondaria (l’identificazione primaria era inconsapevole; adesso il bambino riconosce la madre).
L’influenza della madre è molto importante, sia per lo sviluppo dell’imitazione, che dell’identificazione.
L’imitazione mette il bambino in grado di procurarsi tutto ciò che lei gli procurava (es. mangiare da solo). L’influsso della madre facilita o ostacola gli sforzi del bambino per agire come lei e, nello stesso tempo, per rendersi indipendente. Con questa seconda tappa la comunicazione cambia ma non ci sono ancora le parole. Successivamente la comunicazione, che nei primi sei mesi era soprattutto tattile, diventa linguaggio. Inoltre il bambino comincia a comprendere a distanza i messaggi della madre.
Alla fine del primo anno le relazioni oggettuali si trasformano perché il bambino, imparando a camminare, diventa indipendente. Pone uno "spazio fisico" tra sé e la madre. La madre è costretta spesso ad impedire le iniziative del bambino proprio in un periodo in cui la sua attività è in aumento. Comincia il periodo degli ordini e delle proibizioni.
Le parole della madre cambiano: non sono più solo "coccole"; la parola nuova è no . Le madri eccessivamente ansiose non danno ai bambini occasioni sufficienti per l’attività fisica, la manipolazione, i vari tentativi: ostacola l’identificazione secondaria.
Un altro atteggiamento da evitare è quello "altalenante" fra tenerezza e ostilità . Piu’ rassicurante è fermezza con amore.
Le tappe del "sorriso" e dell’"angoscia degli otto mesi" sono periodi in cui il bambino è particolarmente vulnerabile.
Se possibile è meglio non far coincidere questi momenti con l’inserimento
al nido.